Kollettivo Autonomo Antifascista Verona
Apriamo spazi di pensiero critico
#14Novembre #ScioperoSociale #Verona #SocialStrike

Oggi 14 Novembre, giorno dello Sciopero Sociale proclamato dai sindacati conflittuali e di base, dai movimenti per il diritto all’abitare e dalle associazioni di precari, migranti e studenti, anche Verona si è mobilitata contro le politiche di Austerity adottate dal governo Renzi e contro il Jobs Act, pensato come immenso dispositivo di disciplinamento e naturalizzazione della precarietà.

Alle 10.00 un serpentone di auto con i militanti di ADL-Cobas, CUB Confederazione Unitaria di Base, Sindacato Autorganizzato Orma, Lavoratrici e Lavoratori in Lotta, Rivolta il Debito e Rete Sociale per il Diritto alla Casa ha bloccato per almeno un’ora la tangenziale sud di Verona per raggiungere l’aeroporto Valerio Catullo, sede da mesi di una vertenza sindacale tra i lavoratori e la dirigenza dell’aeroscalo. Abbiamo scelto proprio l’aeroporto per questa giornata di mobilitazione sociale perché rappresenta ottimamente la situazione di crisi del mondo del lavoro a cui siamo arrivati dopo anni di politiche neoliberiste e di smantellamento del welfare. Alle 11.00 la carovana di macchine si è ricongiunta con i lavoratori del Catullo (già in presidio) per comporre un folto corteo che ha sfilato fin dentro il parcheggio fermandosi davanti alle porte dello scalo, bloccate da agenti in tenuta antisommossa di Polizia e Carabinieri. I manifestanti hanno chiesto a gran voce di entrare nello scalo per portare più forte le loro ragioni alle orecchie di una dirigenza che finora si è dimostrata sorda alle rivendicazioni dei lavoratori. Dopo momenti di tensione, a causa dell’agitazione delle forze dell’ordine di fronte ai manifestanti, pur a mani nude e volto scoperto, un delegazione di sindacalisti è stata fatta entrare, mentre il resto del corteo ha deviato e si è diretto verso le strade laterali di ingresso bloccando completamente l’intero scalo aeroportuale.

Come ormai troppo spesso vediamo, le istituzioni preferiscono affrontare le emergenze sociali alla stregua di problemi di ordine pubblico. Per cui chi resta senza lavoro e perciò protesta viene manganellato, chi resta senza casa per la sua famiglia ed occupa le case pubbliche sfitte viene costretto (dalle stesse istituzioni) a vivere senz’acqua, luce e gas prima di essere sgomberato con la forza.
Ma ormai abbiamo imparato che i diritti vanno rivendicati a spinta, un passo dietro l’altro senza arretrare di un millimetro. La pazienza di chi subisce sulla propria pelle gli effetti di questa crisi sta finendo, e la rabbia sociale di fasce sempre più larghe di popolazione che vengono escluse dal campo dei diritti sta esplodendo. Le centinaia di manifestazioni che oggi, da nord a sud, hanno attraversato il paese ne sono la conferma. La risposta violenta del governo tramite il consueto dispositivo repressivo messo in campo dalla polizia dimostra proprio che è sempre più difficile nascondere il malcontento sociale per l’iniquità con cui vengono distribuite ricchezze, risorse e possibilità.
Se l’accelerazione impressa da Renzi sull’approvazione parlamentare del Jobs Act è un guanto di sfida lanciato ai movimenti, sappia il premier che, anche grazie alla ritrovata unità tra le sigle sindacali di base, i movimenti di lotta per i diritti, i coordinamenti studenteschi e di precari (anche a Verona), sempre al nostro posto ci troverà, sempre dalla parte dei più deboli!

Verona è una città che vede un enorme giro di denaro ma in cui sempre più cittadini vengono privati del lavoro, di una casa e dei loro diritti. In questo mese si è sentito spesso parlare ad esempio di TAV o di nuovi centri commerciali. Opere infrastrutturali che rappresentano la devastazione ambientale cui ci costringe un “sistema” che ha fatto della corruzione e del malaffare i suoi assi portanti (come dimostrano le inchieste sul Mose o su Expo 2015). E così i soldi che non ci sono per le emergenze sociali vanno a finanziare le colate di ferro e cemento con cui questa disatrosa classe dirigente sta ipotecando il futuro nostro e dei nostri figli.

Ma non pensino di avere vita facile: l’opposizione sociale nel paese si sta organizzando per riprendersi un pezzo alla volta tutto quello che le è stato sottratto e che le spetta.
Lo ribadiamo e lo ribadiremo tutti i giorni: c’è una sola Grande Opera che vogliamo, ed è CASA, REDDITO, DIRITTI e DIGNITA’ per tutte e tutti.

 

ADL-Cobas
CUB Confederazione Unitaria di Base
Sindacato Autorganizzato Orma
Lavoratrici e Lavoratori in Lotta
Rivolta il Debito
Rete Sociale per il Diritto alla Casa

Comments are closed.